“Si parla di circa 2 milioni di euro di danni tra macchinari e produzione persa. Fortunatamente in dieci giorni - con l’aiuto dei nostri dipendenti e con tutto ciò che avevamo in casa - siamo riusciti a ripartire, però la situazione è preoccupante. Non abbiamo ancora ricevuto niente dall’anno scorso” dice il presidente, riferendosi ai contributi non ancora pervenuti per l’alluvione che ha devastato il territorio romagnolo nel maggio del 2023, “e adesso abbiamo riaperto le pratiche per la seconda alluvione. Ma è finita qui? Dal 2023 ad oggi non è stato fatto nulla a livello di prevenzione, se non tagliare gli alberi, per poi lasciarli vicino ai fiumi. Sembra quasi che non importi nulla a nessuno di questa situazione.”
È chiaro lo sconforto di chi per la seconda volta ha subito danni, sia che si tratti di abitazioni private sia, come nel caso di Fonderia Morini, di realtà imprenditoriali.
Ripartire, ma con quali prospettive? Se non si effettuano efficaci politiche di prevenzione, c’è il rischio che questo genere di eventi causati dai cambiamenti climatici accada molto più frequentemente, e ci si domanda che cosa sia stato fatto da maggio dell’anno scorso ad oggi per mettere in sicurezza fiumi e argini.
>> Guarda l'intervista completa su YouTube
Estratto di FuoriTg del TG3: Gli effetti dei cambiamenti climatici hanno colpito tutta Italia e hanno provocato alluvioni disastrose, soprattutto in Emilia Romagna. Cosa serve per prevenire i rischi? Chi dovrebbe pagare i danni?